lunedì 16 marzo 2015

IL COMMERCI@LISTA febbraio 2015 - MAGISTRATURA E PROFESSIONI - di Domenico Calvelli


Da tempo si discute del cosiddetto “problema Giustizia”, cercando di trovare il sistema più consono alla soluzione dello stesso. In modo particolare, si discute, come è stato fatto ad esempio nell’interessante convegno di livello nazionale tenutosi nel maggio del 2014 ad Aversa sul tema “commercialisti e giustizia”, del possibile ruolo dei professionisti, e segnatamente dei commercialisti, come ausilio e sostegno alle funzioni dei magistrati. Occorre tuttavia inquadrare la questione a monte; una giustizia funzionante è un enorme vantaggio competitivo per un sistema economico ed un fattore di equità in una società libera e democratica. Accusare ad esempio la magistratura di essere la causa di certi malfunzionamenti del sistema è intellettualmente disonesto; equivarrebbe a dare la colpa dello scoppio della prima guerra mondiale a Gavrilo Princip, attentatore che nel giugno del 1914 a Serajevo uccise l’arciduca Francesco Ferdinando d’Asburgo e la consorte Sofia, quasi che le spinte economiche e sociali dell’epoca nel nostro continente fossero un semplice corollario, invece che la causa reale e tangibile del sanguinoso conflitto. La legislazione italiana, non mi stancherò mai di dirlo, è quanto di più complesso e contorto si possa ritrovare in un sistema giuridico: il diritto romano e la successiva codificazione, nata con il Code Napoléon, anche prendendo spunto dal diritto franco-germanico, costituiscono veri elementi di chiarezza, ponderazione, giustizia, troppo spesso stravolti da un metodo di legiferazione confuso e contraddittorio. A valle quindi il magistrato, interprete di prima linea, si trova a dover applicare la norma così formatasi, con le difficoltà del caso che a questo punto sono comuni anche ai professionisti (avvocati, notai, commercialisti, ecc.) ed ai funzionari pubblici. Una collaborazione tra questi soggetti, nel pieno rispetto del ruolo costituzionale svolto dalla Magistratura che, occorre ricordarlo, ci deriva dalla Rivoluzione Francese e dalla logica ed equilibrata tripartizione dei poteri dello Stato in legislativo, esecutivo e giudiziario, è indispensabile ed auspicabile. Il punto di vista di chi scrive, probabilmente influenzato dal provenire da famiglia di magistrati, vede il magistrato stesso come figura la cui indipendenza e funzione sono fondamentali nella nostra società. Quanto sia importante la giustizia per l’economia è evidente, ad esempio, con riferimento all’istituzione del cosiddetto “tribunale delle imprese” (o all’esistenza delle sezioni fallimentari, sempre più qualificate), sezione specializzata che ha competenza, tra le altre materie, nelle controversie inerenti il diritto societario ed il diritto industriale; si tratta in pratica della risposta italiana ai Tribunaux de Commerce francesi, questi ultimi costituenti vera e propria giurisdizione speciale. In Italia, come noto, vige il divieto, costituzionalmente sancito, di istituire giudici straordinari (e giudici speciali), a seguito dell’esperienza del periodo fascista che vide il sorgere di veri e propri tribunali speciali. Fa eccezione la giurisdizione delle Commissioni Tributarie, utilissimo strumento giudiziario, la cui costituzionalità, posta in dubbio da taluni, appare ora pacifica anche in virtù del fatto che si tratta di plessi giurisdizionali anteriori alla Costituzione specializzati in materie tributarie. L’idea è quindi quella della collaborazione, aperta e leale, tra i corpi sociali della Nazione, orientata verso l’unico obiettivo di far funzionare la società e l’economia.

 
© Domenico Calvelli

Direttore responsabile de Il Commerci@lista®

Presidente ODCEC di Biella